martedì 8 gennaio 2008

c'era due volte il barone lamberto

vive in una villa nell'isola di San Giulio con il maggiordomo Anselmo e 6 persone che vengono pagate dal barone come impiegati per ripetere sempre a turno il suo nome, meccanismo che tiene in vita il Barone. La loro voce arriva in filodiffusione in tutto il palazzo del barone attraverso un sistema di amplificazione. Giorno dopo giorno, il Barone ringiovanisce sempre di più.
Un giorno San Giulio viene occupata dai banditi, i quali sequestrano il barone. Intanto Ottavio, unico suo familiare ancora in vita, studia un piano per ucciderlo, per poi far ricadere la colpa sui banditi e ottenere l'eredità dello zio per pagare i propri debiti. Un giorno mette nel pranzo delle 6 persone un sonnifero: in tal modo esse, addormentandosi, non possono più mantenere vivo il Barone, che muore. Anselmo licenzia in tronco le 6 persone, ma improvvisamente durante il funerale il barone risuscita e il suo percorso di vita sembra capovolgersi: da vecchio 94enne torna ad essere un bambino di 13 anni.
C'era due volte il barone Lamberto è una metafora sull'esistenza umana e sul rapporto tra la fama, la vita e la morte che lo stesso autore, nella prefazione del libro, spiega come un riferimento ad un detto dell'antica religione egiziana: "l'uomo il cui nome è detto resta in vita".
Da notare che lo stesso autore, nell'epilogo (pp. 122 - 123), probabilmente per venire incontro alla mentalità dei giovani lettori, definisce il libro "una favola": ovviamente ciò non è corretto, corrispondendo la favola ad una tipologia testuale e narrativa diversa, in cui i personaggi sono in prevalenza animali e la storia si chiude con una morale chiaramente esplicitata. Il testo in questione corrisponde invece più precisamente alla tipologia della novella per ragazzi o al racconto di fantasia

Nessun commento: